Siamo ormai giunti alla primavera, con la sua variabilità, le giornate più lunghe, i colori della natura…
Certo, la neve che ancora ricopre abbondante le vallate crea ancora un filo conduttore assai forte con l’inverno appena trascorso…ma nelle aree più calde, come nella valle centrale sui terrazzamenti dell’adrét o tra i boschi delle quote più basse, possiamo scorgere qui e là i timidi segni della stagione che avanza: le prime fioriture.
Abbiamo già parlato di come fotografare correttamente i fiori, in un articolo sul nostro blog; ora scopriamo qui 6 fiori tra le primizie che possiamo trovare lungo i sentieri a bassa quota della Valle d’Aosta, raccontandovi qualche aneddoto e alcune peculiarità… per imparare ad ammirarli con occhi sempre nuovi!
Tra i primi fiori a rompere il silenzio invernale, sul terreno ancora bruno e spesso prima dello spuntare della giovane erbetta primaverile, ci regala accesi spunti di colore il crocus.
Un delizioso fiorellino che si differenzia in molteplici varianti della specie, tra cui il crocus sativus da cui si estrae lo zafferano, ottenuto con l’essicazione dei pistilli.
Il nome stesso deriverebbe dal greco Kròkos, che significa “filo di tessuto”, riferendosi proprio agli stigmi (ovvero i pistilli).
In campo farmaceutico questi servono come tonici, regolatori del flusso mestruale, stimolanti e regolatori della digestione; ma attenzione allo zafferano: è utilizzato solo come spezia o come colorante, ma bastano piccole dosi per risultare mortale (20 grammi al giorno sarebbe fatale)!
Nel sottobosco ancora umido, magari dopo una giornata di pioggia, è facile trovare in questa stagione la bellissima erba trinità (Hepatica nobilis), davvero caratteristica e di delicata bellezza.
Eppure questa pianta è in realtà velenosa, anche se in antichità veniva utilizzata a scopi terapeutici: era difatti credenza che la forma o il colore delle foglie di una pianta non direttamente utilizzabile come cibo fossero indicatori delle proprietà medicinali. Nel caso della nostra erba trinità la forma ed il colore della pagina inferiore delle foglie richiamano forma e colore del fegato, ed alle sue cure erano associate; in greco “fegato” si dice “epar – epatos“, e proprio da ciò ne derivò il nome scientifico “hepatica“.
Il nome italiano “erba trinità” invece deriverebbe sempre dalla forma delle foglie: un unica foglia con tre lobi uguali, che richiama il mistero della “santissima trinità“.
Quando i pascoli ed i prati si aprono al sole della bella stagione, e la neve lascia spazio al verde acceso, la genziana di Koch (Gentiana acaulis) ci porta la sua speciale bellezza; un fiore davvero splendido e anche molto utile.
La leggenda narra che il primo ad utilizzarla come rimedio medicinale fu Gentius, re dell’Illiria, che ne prese le radici macerate e bollite per curarsi un attacco di febbre, chiamandola col suo nome.
Proprio le radici sono un vero e proprio toccasana per favorire la digestione, utilizzate largamente ancora oggi in molte bevande, grazie al loro sapore assai amaro ed alla loro grande efficacia. Provare per credere!
Salendo più in quota, sui terreni freschi e nei boschi radi di conifere, un raffinato fiorellino violetto impreziosisce l’ambiente: è la soldanella alpina (Soldanella alpina L.).
La corolla di petali, sfrangiati e minuti, è assai caratteristica e ci porta ad osservare con dolcezza questo piccolo dono della primavera.
Linneo, il grande botanico e naturalista svedese, la chiamò proprio così per via della forma della lamina delle foglie basali le quali, essendo rotonde, richiamano per forma e dimensioni l’antica moneta europea del “soldo” – dal latino “solidus = moneta”.
Nobile all’apparenza, il giglio martagone (Lilium martagon) colpisce subito la vista di chi si incammina tra i 300 e i 1800-2000mt di quota: una deliziosa bellezza che da secoli crea nell’uomo un fascino unico.
San Giuseppe è spesso raffigurato con dei gigli che gli spuntano dal bastone: secondo una leggenda Maria scelse il suo sposo, notandolo tra la folla, proprio perchè questi teneva in mano un giglio.
Molte nobili casate hanno apposto il giglio come stemma della famiglia, ed è ancora oggi simbolo della città di Firenze.
Il nostro giglio martagone ha anche un utilizzo davvero peculiare: in Olanda veniva appositamente coltivato negli orti perchè, dopo essere stato fatto bollire nel latte, veniva tritato e mescolato all’impasto del pane.
Eppure alcune credenze popolari vogliono che sognare un giglio è simbolo nefasto, in quanto presagio di morte prematura.
Un meraviglioso fiore davvero ricco di fascino, capace di attraversare trasversalmente le fantasie, le leggende e gli scopi pratici.
Non potevamo non concludere questa riassuntiva carrellata di fiori valdostani con “il fiore alpino” per eccellenza: la stella alpina (Leontopodium alpinum)
Il suo aspetto lanoso la aiuta a sopravvivere ad alta quota, dove il vento soffia più forte e l’habitat è più arido; per questi motivi è in verità assai facile da trapiantare e far crescere come pianta ornamentale, in quanto basta porla in substrati calcarei, ghiaiosi e ben drenati, meglio se esposti a nord.
Al di la del nome scientifico, derivante da una non felice rassomiglianza rinvenuta tra i capolini fiorali simili ad una zampa di leone (dal greco “leontopòdion“, letteralmente “piede leonino”), la stella alpina porta con se – quasi ormai un sinonimo – il suo bel nome tedesco, ovvero “edelweiss” che significa “nobile bianco”
Secondo una leggenda un tempo la stella alpina era una fanciulla bellissima, pura e nobile d’animo, assai bramata da valorosi cavalieri…ma ella non trovò mai il vero amore, e morì sola.
Dopo la sua morte fu portata sulle più alte cime delle Alpi, e per magia il suo corpo si trasformò nell’edelweiss, nascendo in luoghi lontani e quasi inaccessibili: difatti per raccogliere questo fiore occorre fatica e coraggio, e per gli svizzeri “cogliere l’edelweiss” divenne nei secoli sinonimo dell’ottenere il più nobile onore che un uomo possa conquistare.
Camminiamo così tra i sentieri di bassa valle, tendendo sempre l’occhio alla natura che si manifesta proprio attorno ai nostri piedi: la bellezza si potrà manifestare letteralmente passo dopo passo!
Nel nostro archivio fotografico online potrete trovare una bella raccolta di immagini con i fiori valdostani!
Buona primavera!