Il Re delle Alpi, il nostro Monte Bianco: tutti lo conosciamo bene, sopratutto per la sua bellezza, altezza, per i suoi versanti selvaggi e l’aura di grande alpinismo che lo attornia….
Se ci lasciamo ammaliare dalle trame della storia e, sopratutto, della leggenda, scopriremo incantate favole che ci narrano di un mondo arcaico e nascosto, che forse può spiegarci perchè il Monte Bianco si chiama…Monte Bianco!

Foto di Alexis Courthoud

Sono passati ormai più di due secoli da quando, quell’8 Agosto 1786, gli chamoniardes Jacques Balmat e Michel Gabriel Paccard, rispettivamente cercatore di cristalli e medico condotto, compirono la prima storica ascensione patrocinata dal celebre illuminista ginevrino Horace-Bénédict de Saussure, dando così inizio all’alpinismo…ma anche, in un certo senso, alla modernità.

Foto di Francesco Sisti

Eppure per chi visse da secoli ai suoi piedi non è sempre stato un luogo di bellezza, tutt’altro: anticamente era chiamato Mont Maudit, il “monte Maledetto“, ed i suoi ghiacciai incombenti sui pascoli molto più che al giorno d’oggi dovevano essere esorcizzati e trattenuti, in quanto dimora di spiriti malvagi.
Ai pastori della Val Veny e della Val Ferret non interessava mettere piede su quelle altissime rocce e ghiacciai, tra quelle torri gelide che, nei secoli di maggiore espansione, crollavano franosamente sui pascoli di La Palud e di Entreves, oppure nei pressi di Peuterey…

Foto di Marco Monticone

Fu così che, da sempre, attorno al Monte Bianco si trovano intrecciati un vero e proprio groviglio di leggende, legate alle fiumane di ghiaccio.
La tradizione vuole che i grandi ghiacciai che orlano le pareti della montagna siano dimora e prigione di spiriti maligni: secoli fa gli esorcismi del curato di Cogne erano propensi a confinarvi lassù  i “manteillon”, esseri eterei e malvagi il cui mantello nascondeva il loro corpo privo di gambe, costringendoli ad intrecciare funi con la sabbia.

Foto di Gaetano Madonia

Anche sulle rocce più alte sono state imbrigliate antiche magie e leggende: narra un antica storia che un mago, davvero potente, venuto dall’oriente decise di liberare dalla malvagità le vallate della Vallée, e grazie ad un formidabile sortilegio imprigionò tutti i geni nefasti della Valle d’Aosta nella gigantesca torre del Dente del Gigante.

Foto di Alexis Courthoud

Nel folklore valdostano i ghiacciai sono comunque il tramite migliore per segregare spiriti demoniaci per l’eternità.
Alcuni personaggi fantasiosi e magici sfruttarono le bianche e gelide masse del Monte Bianco in modo assai pittoresco: una leggenda narra di un bravo fraticello, senza macchia e senza paura – che stando ad una tradizione della cattedrale di Aosta lo vede essere San Bernardo –  il quale relegò tra i ghiacci i diavoli che infestavano la Val Veny.

Foto di Marco Gabbin

Ma la leggenda forse più suggestiva è quella che ci spiega come mai questo “Mont Maudit“, prigione di esseri malvagi, divenne il candido Monte Bianco.
Si narra, nelle vallate della Valdigne, di un misterioso viandante che, tra i ghiacci eterni della grande montagna alla testata della Valle d’Aosta, seppellì gli spiriti malvagi di cui pullulava l’antico Mont Maudit.
Egli fu generosamente ospitato dagli abitanti di un antico borgo che sorgeva proprio ai piedi del monte, i cui abitanti erano afflitti da continue persecuzioni da parte di demoni e spiriti maligni.
Il buon mendicante promise di intercedere presso il Cielo, perché il Signore liberasse il villaggio e tutta la vallata dai geni del male che infestavano la zona.
Ed ecco che avvenne un miracolo: la neve incominciò a cadere copiosa sulla montagna maledetta, ricoprendola in breve di una candida e spessa coltre, la quale gelando coprì e imprigionò per sempre quegli spiriti immondi.
Da quel giorno il massiccio cambiò il suo esecrato nome in quello augurale e sereno di Monte Bianco.

Foto di Alberto Peracchio

In passato veniva davvero chiamato Mont Maudit, o anche Mont Malet, Montagne Maudite.
Era un luogo, nei secolo passati, privo di interesse: non vi erano risorse sfruttabili, nè pascoli, nè animali, ma solo un regno di roccia e ghiaccio, inaccessibile. Un luogo da dimenticare, addirittura da non segnare sulle carte.
Iniziò a balzare nelle cronache e sugli scritti proprio grazie alle leggende fiorenti nel XIV e XV secolo, che iniziano anche a definire la posizione geografica di questo “Monte Maledetto“.
Ma la prima definizione di “Mont Blanc” ci arriva dal XVIII secolo, ed è un toponimo che non nasce direttamente dalle vallate ai piedi della montagna, ma bensì a Ginevra sulle rive del Lac Léman.
L’ottico ginevrino Pierre Martel, per fare pubblicità alla Valle di Chamonix e raccontando una delle prime pionieristiche spedizioni alla Mer de Glace compiuta da due inglesi, utilizzò il termine “Mont Blanc” per definire la montagna.
Grazie allo spirito illuminista imperante in quegli anni, il nuovo nome venne da tutti subito adottato.

Foto di Marco Monticone

Una montagna che, oggi, è davvero simbolo di tutte le Alpi, ricercata negli scorci e ammirata da tutti.
Che sia stato un “monte maledetto“, prigione di spiriti malvagi, oppure semplicemente un monte dimenticato nei secoli passati…godiamocelo così com’è oggi, candido e selvaggio, simbolo di quella natura alpina bellissima e fragile.
…e nel frattempo scopriamolo fotografia dopo fotografia sull’archivio di Aosta Panoramica!