Siamo nel cuore dell’autunno, una stagione che porta con se un velo di mistero
Le giornate si accorciano, la luce diurna diminuisce, e dai vapori del tempo emergono antiche storie, leggende, miti
La Valle d’Aosta coltiva da secoli queste leggende, perpetuate nelle lunghe notti fredde d’inverno dagli anziani ai nipoti, dai padri ai figli, attorno al fuoco di un caminetto, mentre fuori scrosciava la pioggia o iniziava a cadere la prima neve.
Celebriamo anche noi il clima di mistero e di leggenda della vigilia di Ognissanti, ripercorrendo queste storie, ritrovando 5 leggende perdute tra le vallate della Valle d’Aosta!

Foto di Gabriele Prato

La maledizione del Ru Mort – Roisan, Valle del Gran San Bernardo

Nei secoli passati i ruscelli per l’irrigazione agricola, i cosiddetti “Ru“, avevano una funzione fondamentale per la sussistenza delle comunità; data la loro importanza ogni ruscello, durante i periodi di piena, era sorvegliato da una guardia.
Un giorno, presso il Ru Mort a Roisan, poco sopra Gignod, una guardia assegnata a questo canale andò a fare il giro giornaliero di controllo.
Non era però un giorno qualunque, e la guardia se ne accorse: senza nemmeno voltarsi, con la coda dell’occhio, il guardiano scorse una vipera nera. Prese quindi un grosso bastone e, colpi su colpi, riuscì ad allontanare la serpe; fatto ciò, più tranquillizzato, proseguì nel suo giro di perlustrazione lungo il Ru.
Ma poco dopo la calma svanì: vide nuovamente la vipera e, spaventato, si affrettò di corsa accanto al ruscello. Una volta giunto più lontano si fermò per riprendere fiato, si guardò in giro sperando di aver finalmente seminato la serpe ma…abbassando lo sguardo se la ritrovò proprio ai suoi piedi.
Preso dall’ira e dalla paura il guardiano afferrò un legno e, con cieca violenza, colpì a morte la vipera.
La brutta storia sembrava finita, ma…da quel giorno il ruscello iniziò a perdere le sue fresche acque, poichè le pareti del ru si sgretolavano, proprio a causa dell’erosione dell’acqua.
Il guardiano si rese conto del danno che aveva fatto solo tempo dopo: egli, convinto di aver ucciso una vipera, aveva in realtà assassinato la Fata che proteggeva il Ru.
E così, da quell’infausto giorno, il ruscello prese il nome di “Ru Mort”, perchè attorno ad esso morì ogni vegetazione, ogni albero e con esso svanì anche la vita. Le acque non scorrevano più ed il ruscello andò perduto.

Foto di Marco Monticone

Il tesoro di Graines – Val d’Ayas

La bella Val d’Ayas si allunga sinuosa fino ai piedi dei ghiacciai del Monte Rosa, aperta ed ariosa. Ma nella sua porzione centrale, poco prima di Brusson, la vallata è stretta tra erte pareti rocciose e boschi fitti, ricchi di storia e leggende.
Proprio qui il suggestivo borgo di Arcesaz viene dominato dal fiero maniero di Graines, uno dei castelli più affascinanti della valle dei Challant, e di tutta la Valle d’Aosta.
Forse pochi sanno che sotto al castello 
è sepolto un fantomatico tesoro: molti hanno tentato, invano, di ritrovarlo e portarlo alla luce, e nei secoli se ne è persa la memoria.
Ma tra i tanti ardimentosi spinti dal desiderio di recuperare il tesoro ricordiamo un giovane mandriano: una voce, parlandogli nel sonno, gli aveva indicato il punto esatto dove avrebbe dovuto scavare per rinvenire le ricchezze nascoste.
Era stato però ammonito, dalla misteriosa voce, di lasciare il nascondiglio prima che il gallo cantasse tre volte.
Fu così che, la notte successiva allo strano sogno, il mandriano si mise a scavare come da istruzioni, e scoprì una botola; aprendola entrò nella stanza del tesoro, dove la bellezza era superiore a qualunque sua aspettativa!
Oro a profusione, splendente tra gemme a mucchi, variopinte e luminescenti, e la grotta ne era piena.
Il giovane indugiò a lungo a contemplare le ricchezze, attingendone a piene mani e cercando, accecato dal desiderio, di trafugarne il più possibile…e non si accorse del gallo che cantò una, due, tre volte.
La botola si chiuse di colpo senza far rumore, e il giovane restò prigioniero, sepolto vivo assieme a quelle ricchezze che furono la sua rovina.
E nessuno seppe più nulla di lui e del tesoro del castello di Graines.

Foto di Alberto Peracchio

Il drago del Pont Morettaz – Perloz, Valle del Lys

Le porte della Valle del Lys celano tanti piccoli borghi, oggi in parte abbandonati o comunque poco abitati, ma che nei tempi passati fervevano di vita e furono collante importante per il tessuto economico di questo microcosmo all’inizio della Valle d’Aosta.
Vie di comunicazione principali collegavano, con meravigliose mulattiere e camminamenti, i paesi da Pont-Saint-Martin fino all’alta valle di Gressoney, ed oggi sono ottimo terreno – per veri “intenditori” – di splendide escursioni.
Come la magnifica mulattiera che dall’appartato borgo di Perloz scende per erte pareti rocciose e scavalca il torrente Lys, tra ripidi precipizi lisciati dalle tumultuose acque, passando dalla straordinaria opera del Pont Moretta, giungendo a Tour d’Hereraz e a Nantay.
Questo luogo fu prodigo di leggende e racconti; e si narra che, secoli e secoli fa, un drago sul ponte minacciava i viandanti che, dal “chemin de la Paroy” scendevano o salivano per Tour d’Hereraz.

Un giorno però un uomo coraggioso, chiamato “Gran Vignal”, offrì una bella pagnotta al drago, infilzata con una spada: il mostro ingurgitò pane e spada, e morì così dissanguato.
Per uno strano scherzo del destino però morì anche Gran Vignal, avvelenato dallo stesso sangue sgorgato dal drago.
Oggi di quel drago non c’è più traccia, e la vicenda di Gran Vignal finì per diventare mito…
Ma il Pont Morettaz c’è ancora, ardita costruzione sull’orrido del Lys, ad unire i due versanti della vallata.

Foto di Francesco Sisti

I misteri del Monte Ciamoseira, Valle del Lys.

Nella bassa Valle del Lys si innalza massiccio il Monte Ciamoseira, situato tra i comuni di Perloz e Lillianes. Una vetta che presenta una profonda spaccatura, invasa completamente dalla vegetazione, e che possiede caratteristiche uniche e particolari non solo dal punto di vista naturalistico: la montagna è coperta da un velo di mistero.
Molte storie tramandate nei secoli narrano che il monte Ciamoseira era abitato dalle streghe; presenze che pare siano attestate ancora oggi, tra i fitti boschi della cima!
Molte persone raccontavano, e raccontano ancora oggi, di aver avvistato diversi fuochi fatui danzare sui pendii. Ma sembra che in passato questi fenomeni erano molto più frequenti, e sono attestati da precise documentazioni storiche.
Si narra che, una notte del 1877, gli abitanti dei villaggi sull’adrèt della valle del Lys videro il Monte Ciamoseira illuminato a giorno: tantissimi piccoli fuochi parevano incamminarsi tra i sentieri nei boschi, da ogni direzione, ed erano accompagnati da un tumulto di voci, sia scherzose e festanti che paurose.
Uno spettacolo suggestivo e tenebroso allo stesso tempo, che durò dalle 22.00 alle 02.00: a quell’ora ebbe luogo quella che i testimoni definirono “la cena”, e si videro i fuochi precipitare dal monte, rapidissimi, e disporsi poi in circolo sul prato sottostante, come commensali attorno ad una tavola imbandita. La “cena” durò circa un ora, poi i misteriosi fuochi si misero in fila indiana, attraversare il torrente Lys in località Piscine, e incamminarsi ull’altra sponda del torrente fino alla località Portola.
La curiosità dei valligiani era tanta, così il mattino seguente un manipolo di coraggiosi si diresse nei boschi per capire se fossero stati accesi dei fuochi ma…nessun carbone o altro fu rinvenuto.
Era quindi un fenomeno paranormale causato dalla presenza delle streghe? Ad oggi nessuno sa dare una risposta….ed il fenomeno fu testimoniato da tutta la popolazione!
Passarono gli anni ma questi fenomeni divennero sempre più rari; eppure ancora oggi c’è chi sostiene di aver rivisto questi fuochi fatui e addirittura di aver assistito ad una nuova processione, da una sponda all’altra della valle.
Chissà…le streghe forse dimorano ancora oggi, nascoste dai fitti boschi, vegliando sui misteri ancora insondabili della natura.

Foto di Francesco Sisti

La leggenda del Miage, Val Veny.

Uno dei più vasti ghiacciai d’Italia ed il più grande ghiacciaio nero delle nostre Alpi (per via della massiccia coltre detritica che lo ricopre) è il ghiacciaio del Miage, in Val Veny.
Uno scenario di incomparabile bellezza naturale, che segna una forte peculiarità della Val Veny: un corridoio selvaggio che discende direttamente dal ghiacciaio di Bionassay e si alimenta con il ghiacciaio del Dôme e con quello del Monte Bianco.
La gigantesca fiumana, che ancora oggi si manifesta possente nonostante anch’essa risente dei cambiamenti climatici, racchiude antiche e misteriose leggende, specialmente legate alla sua nascita.
Storie di secoli fa narrano che, dove oggi si stende il ghiacciaio del Miage, all’alba dei tempi era luogo di dimora di graziose fate, le quali pascolavano greggi di camosci sulle sponde fiorite del lago del Miage, adornato di fiori..
I diavoli vivevano tra le erte torri granitiche del massiccio del Monte Bianco, annidati tra le creste più impervie, ed erano animati da turpi istinti verso le bellissime fate.
Così i demoni misero i loro occhi addosso, e tentarono di farsi avanti con offerte d’amore.
Le pastorelle, ritrose ed inorridite dalle oscene offerte promesse dai diavoli, si diedero alla fuga; gli spiriti maligni si arrabbiarono molto, e, ciechi di rabbia, sfogarono la propria ira scrollando le fondamenta delle montagne, scuotendo i torrioni e le creste.
La conca, un tempo bellissima, si riempì di massi e rocce, coprendo interamente la valle; non contenti spinsero in avanti il ghiacciaio, coprendo i bellissimi pascoli con una coltre gelida.

Foto di Gabriele Prato

Le montagne, i villaggi e le vallate della nostra Valle d’Aosta celano antiche leggende e misteri ancora aperti: ci ricordano come vivere al meglio e ci insegnano che dobbiamo mantenere una certa rispettosa distanza dai misteri di Madre Natura, rispettandone gli spazi.
Lassù c’è un armonia di spiriti misteriosi, manifestazione della materia con cui sono fatti i nostri sogni.
Non dimentichiamo mai di sognare!
…felice Halloween a tutti!