La stagione estiva è da poco passata, e tra non molto i pascoli verranno smontati, nello stagionale abbandono da parte delle protagoniste dell’alpeggio, le “regine dell’estate”: le mucche nel paesaggio della Vallée.

Foto di Francesco Sisti
L’estate è la stagione centrale per una delle attività più caratteristiche ed importanti della Valle d’Aosta, un elemento diffuso in tutte le vallate, che si fà esso stesso epiteto della tradizione: la pastorizia.
Un rito antico, un lavoro duro ma permeato di poetica, fatto di gesti solo in apparenza grezzi…in realtà dietro alle ruvide mani del pastore vi sono secoli di tradizione e di storia, tra le più ataviche reminescenze della cultura valdostana.
Guardiamo i pascoli, e scopriremo facilmente le vere protagoniste di questo vero e proprio simbolo del cosiddetto “paesaggio culturale” delle nostre vallate: le mucche.
Le fotografie raccontano spesso gli aspetti più emozionali e descrittivi del lavoro pastorale, fatto di scenari bucolici e animali al pascolo, ma se impariamo a prendere in considerazione tutto ciò che resta dietro all’apparenza, potremo raccontare storie più complesse; osserviamo le regine nel loro ambiente, con il loro buffo muso che ci regala simpatia, ma anche dolcezza fatta della semplicità profonda e sincera che hanno tutti gli animali.

Foto di Marco Gabbin
Prima di salire dalle stalle del fondovalle i pastori fanno incontrare le “reine”, le regine capobranco di ogni mandria, per le prime fasi eliminatorie del suggestivo (e non violento) evento della “Bataille de Reines”, la battaglia delle regine che eleggerà la prima tra tutte le vacche valdostane nella seguitissima finale all’arena “Croix Noire”, ad Ottobre, nel capoluogo. Un modo che i pastori hanno trovato per sfruttare il comportamento naturale degli animali nelle mandrie, che si spintonano testa a testa come prova di forza.

Foto di Francesco Sisti
Con la “enarpa”, l’inalpamento, si portano le nostre protagoniste ai pascoli alti, tra gli alpeggi che troneggiano nelle conche dominate dalle cime e dai ghiacciai: lasciamoci ammaliare dalla vista di questi meravigliosi animali a loro agio nel bucolico ambiente, perfetto connubio di cultura e natura, dove la loro presenza evidenzia con visuale semplicità l’arcaico rapporto tra l’uomo e le terre alte.
In fondo guardare come si comportano lassù le amiche mucche, compagne da millenni della civiltà umana, così in armonia con l’ambiente, può diventare fonte di ispirazione per il nostro rapportarci con la natura.

Foto di Alexis Courthoud
Tante razze, selezionate nei secoli, si trovano oggi nel dedalo di alpeggi valdostani; ricordiamo tra tutte le due più tipiche, ovvero la “pezzata rossa” detta “la rodze”, e la “pezzata nera” o castana, la “nèye“.
Non hanno fatica ad inerpicarsi fino ai pascoli più alti, nel regno fatto di creste e cime: un buon modo per offrirci intriganti spunti fotografici.

Foto di Francesco Sisti
Ma avviciniamoci sempre con rispetto, sia per gli animali che per il tanto lavoro svolto dai pastori…assaporare un formaggio genuino, come la Toma di Gressoney o la famosa Fontina, è un pò come scattare una fotografia “consapevole”: l’atto finale di un processo che inizia fin dal fondovalle, portando con se la storia e la cultura millenaria che permea le valli, e si fa esso stesso paesaggio culturale.

Foto di Carmine Troise