Sul finire dell’estate 2018 il sindaco di Saint-Gervais, sul versante francese del Monte Bianco, rende ufficiale la comunicazione: per salire sul “Re delle Alpi” dal 2019 servirà un permesso.
Una decisione che ha suscitato clamore negli ambienti alpinistici e non solo: perchè questa decisione così drastica?
La prefettura di Annecy è stata teatro di una importante riunione che ha quindi decretato importanti misure di anti-affollamento: provvedimenti resi poi noti dal sindaco di Saint-Gervais Jean-Marc Peillex, dopo molti dibattiti e riunioni con i vertici della Fédération française des clubs alpins et de montagne, il Péloton de Gendarmerie de Haute Montagne di Chamonix, diverse guide alpine e direttivo del club alpino francese.
Dopo l’obbligo di prenotazione al Refuge du Goûter, il più alto rifugio sulla via normale francese entrato in vigore ad inizio stagione alpinistica, diventa ora ufficiale il “numero chiuso” di accessi giornalieri, ovvero 214 persone al giorno, la capienza massima del rifugio.
Gli alpinisti saranno così dotati di pass, da esibire ad una “Brigade Blanche“, guardie giurate poste a controllo sulla via normale al “Tetto d’Europa”.
Un provvedimento che suona come un duro colpo di martello sulla comunità alpinistica e non solo.
“Vietare l’accesso alle montagne significa togliere la libertà” – dice senza troppe remore il grande alpinista valdostano Hervè Barmasse – “il sindaco di St Gervais esulta, “giornata storica”. Ma è la più triste nella storia dell’alpinismo“.
Sicuramente una decisione senza precedenti, giunta però dopo gli ingiuriosi fatti avvenuti, negli ultimissimi anni, lungo la “Voie Royale”, la Via Normale al Monte Bianco.
Episodi culminati in questa ultima estate, che purtroppo sarà ricordata come una stagione nera per l’alpinismo sul Re delle Alpi: risse in alta quota, Guide Alpine malmenate, gente senza scrupoli che voleva portare a tutti i costi il proprio cane in vetta o addirittura neonati; ma anche persone senza indumenti e – peggio ancora – con attrezzature inadeguate.
Senza contare anche episodi di pura follia: una cordata è stata trovata a dormire beatamente in un bivacco “improvvisato” sotto un pericoloso ponte di neve, e la Capanna Vallot, storico bivacco a 4362mt, “privatizzata” da un gruppo di 20 persone, e già in deplorevole stato di pulizia.
Le cronache di Agosto si sono purtroppo riempite di queste notizie, e già a metà Agosto il primi cittadino di Saint-Gervais tuonava: “L’apice della mancanza di rispetto è raggiunto“.
Si è così arrivati a porre divieti in un territorio da sempre emblema della libertà e della purezza; una limitazione davvero estrema, giunta dopo il continuo sovrapporsi di episodi davvero incresciosi.
Ma forse la cosa più triste è proprio vedere rovinata questa libertà, un diritto aperto a tutti coloro che amano la montagna, da chi si è mosso a frequentare questo luogo, profanandolo con i comportamenti più abietti.
Porre delle regole ferree forse si può davvero dimostrare la soluzione più giusta, per cercare di riportare la via normale più ambita delle Alpi in una condizione più consona al suo essere.
Solo il tempo ce lo dirà, mentre speriamo che chi ama davvero la montagna, e la frequenta, si faccia portavoce di comportamenti ed ideali più nobili.
Riportando la libertà, compagna più degna della nobiltà d’animo degli alpinisti, sul sovrano Monte Bianco.
…e voi cosa ne pensate?
Siete d’accordo con il duro provvedimento di Jean-Marc Peillex, sindaco di Saint-Gervais?
Oppure preferite evitare di snaturare l’essenza di libertà portata dall’alpinismo e dalla montagna?
Fateci sapere la vostra, e pensate a cosa rispondere guardando le fotografie dedicate al Monte Bianco presenti sull’archivio di Aosta Panoramica!