Nell’envers di Aosta si apre un regno selvaggio protetto da splendide montagne, assai care alla storia alpinistica valdostana; un reame così vicino alla “Ville” da restare quasi celato alla vista di picchi assai più appariscenti e famosi.
Ma è da tempo immemore che gli aostani volgono lo sguardo sulle solitarie conche dei laghi di Laures e sull’Arbolle, segnando lo scorrere delle ore in base a qual è il picco su cui si posa il sole: come la vicina Becca di Nona, “sorella minore” del gigante Emilius, che ricorda l’hora nona dei canonici della cattedrale di Aosta, corrispondente alle ore 11, l’astro del giorno si palesa sulla verticale del nostro protagonista un ora prima, alle 10, di cui il suo antico nome di Pic de dix heures.
Andiamo così a conoscere il nostro protagonista al centro della Vallée: il Monte Emilius!
Questo il suo toponimo fino al 1839, quando il canonico Georges Carrel, già primo salitore della vetta nel 1826, per promuovere la pratica dell’alpinismo effettuò l’ascensione con la sorella quattordicenne del medico e alpinista cognein August Argentier, Émilie Argentier: da allora si decise di battezzare il picco con il nome della ragazza, da cui Monte Emilius.
Ed anche lo sguardo dei fotografi spesso indugia sulla celebre vetta: il paesaggio che si può assaporare dalla cima è completo, comprendente tutte le vette della Valle d’Aosta a 360°.
Noi però compiremo un breve viaggio volgendo la vista proprio al Monte Emilius: un percorso che può partire dai pascoli attorno a Nus, dove tra i prati da sfalcio sorgono imponenti le creste verso la Becca di Salè celando l’imbocco della comba delle Laures senza però nascondere le evidenti e ripide balze rocciose della Becca di Nona e del più alto Mont Emilius, la cui piramide sommitale si palesa sopra a tutto.
Sul solatio adrèt una classica meta escursionistica in tutte le stagione è la panoramica Croce di Fana: il suo binomio Becca di Nona-Monte Emilius è facilmente riconoscibile ed attrae gli sguardi dei fotografi-escursionisti che salgono ad ammirare il panorama.
Risalendo la vallée, tra Introd e Arvier, la luce del tramonto invoglia gli osservatori ad indugiare sui picchi baciati dall’ultimo sole, tra cui le sagome geometriche del versante ovest del nostro Emilius, di cui l’ampia sella del Col Carrel mentre si pervade della dorata luce alla fine del giorno.
Se muoviamo i passi tra le valli laterali sentiremo il sapore d’antan che pervade il gruppo montuoso, come la bella vista sulla solitaria parete nord est del Monte Emilius: dal bivacco Menabreaz, immerso nella sublime conca delle Laures, potremo attendere la prima luce dell’alba inondare l’elegante parete, così come forse la videro i pionieri dell’alpinismo valdostano.
Approdiamo infine sulla Becca di Nona, la “sorella” e compagna del nostro Pic de dix heures: lassù avremo dinanzi la vasta parete nord e sapremo stupirci di fronte alle dimensioni della montagna…e forse coglieremo il vero regalo che il Monte Emilius, sovrano silenzioso di Aosta, ci offre: apprezzare la vera bellezza delle montagne valdostane, ammirandole tutte in un colpo solo da un altezza a loro pari.
Qual è il vostro punto di vista preferito su questo gigante al centro della Vallée?
Possiamo scoprirlo guardando QUI, nell’archivio di Aosta Panoramica!
In attesa di una bella escursione dove sapremo trovare il nostro pulpito panoramico esclusivo…