La Valle d’Aosta: regione di montagne altissime, vallate veraci che si incuneano ai piedi di vette storiche ed assai famose, ed in un certo senso governata da esse.
Il Monte Rosa, il Cervino – meglio noto dai valdostani di Valtournenche come la “Gran Becca” – , il Gran Paradiso ed il nostro protagonista Monte Bianco sono ineluttabilmente i plasmatori delle vallate, grazie alla morfologia, alla loro posizione, ed anche alla fama che li circonda.

Foto di Gaetano Madonia

Il Re delle Alpi è sicuramente noto a tutti, ma si palesa come un sovrano un po’ atipico: la sua grande notorietà nasconde, di contrappunto, la sua forma possente, meno riconoscibile per esempio dallo slanciato Cervino.
Se consideriamo anche il fatto che da Courmayeur esso non si vede, vien da se che il turista meno avvezzo ad indagare nel profondo le località che frequenta, tende quasi a dimenticarsi di questo gigante dominatore.
Tutto ciò che circonda le vie, i cartelloni pubblicitari, i marchi nei negozi, i loghi presso gli impianti da sci nel circondario della capitale alpina “Courma” rimandano al fatidico “Mont Blanc” ed ai suoi 4810 metri che sfidano il cielo dell’alta Vallée; eppure il Bianco è relegato solo ad aura avvolgente senza volto.

Foto di Alexis Courthoud

Certo, dalle piste sopra Plan Checruit, dove si erge il rifugio Maison Vieille (1952 metri), si innalza frontale, immenso, così come già dalla strada regionale, risalendo da Aosta, nei paraggi di Avise e La Salle egli chiude le quinte sceniche della Valle d’Aosta.
Ma la sua ricerca, il desiderio di incrociare il suo sguardo come a volersi ingraziare i voleri del Re, è appannaggio solo di chi risale i brulli ed a volte solitari e selvaggi pendii nel corollario di vallate tutte attorno.

Foto di Francesco Sisti

In questa cerchia di vedute sicuramente un posto di prim’ordine spetta al facile Mont de la Saxe (2346mt), boscosa e tondeggiante cresta che divide la silenziosa ed appartata Val Sapin dalla bucolica Val Ferret: con le prime nevicate e per tutto l’inverno, fino alla primavera, si sale da Villair superiore, delizioso borgo ricco di case tipiche incastonato tra gli erti pendii della Testa Liconi, una “depandance” più alpestre e semplice di Courmayeur, e su ottimo sentiero al riparo dalle valanghe si raggiunge il Rifugio Bertone a 1977 metri, primo stupendo pulpito da cui abbracciare il Monte Bianco. Se la neve è ben salda ai pendii si possono così risalire i ripidi prati innevati fino alla dorsale, ampia e placida, del Mont de la Saxe: una carrellata di vedute magnifiche, con la sommità cinta da paravalanghe posta proprio dinanzi alle Grandes Jorasses.

Foto di Marco Gabbin

Ma forse la veduta più completa sul versante italiano del Monte Bianco viene offerta dalla Tête-entre-deux-Sauts (2728 metri), da cui si abbraccia l’intero massiccio dalla Aiguille des Glaciers fino al Mont Dolent.
Salendo da Lavachey, tra splendidi boschi, si raggiunge anche in pieno inverno il Rifugio Bonatti (2026 metri): una notte quassù offre lo spettacolo di un alba meravigliosa sul massiccio.
Con le prime nevicate ci si può ancora facilmente addentrare nel vallone di Malatrà e rimontare alla vetta della Tête-entre-deux-Sauts.

Foto di Francesco Sisti

Questa cima si può anche salire dalla selvaggia ed estremamente solitaria Comba d’Arminaz, per ritrovare angoli dimenticati della Val Ferret e godere di vedute superbe sulle Grandes Jorasses e scorci sul Monte Bianco tra i boschi presso l’Alpe d’Arminaz: un piccolo e sincero microcosmo alpestre, lontano dalle rotte turistiche, dove si ritrova “quel” Monte Bianco rude e valdostano che parla di montagna sincera.
Scendiamo a ritroso la Valdigne – che altro non è che il nome dell’ultima fascia di Valle d’Aosta tra Arvier ed il massiccio più alto d’Europa – e, giunti a Morgex, risaliamo la tortuosa strada asfaltata tra meravigliosi larici ed abeti rossi superando quasi distrattamente il delicato borgo di Arpy, patria di un bellissimo anello di sci da fondo, fino al Colle San Carlo (1953 metri) dove un buon parcheggio ed un ristorantino attraggono i “cittadini” più pigri.

Foto di Gabriele Prato

Noi invece proseguiremo, anche con ciaspole ai piedi o ben dotati di sci e pelli di foca, nel fitto bosco quasi in piano, fino ad un ultimo traverso che, appena più erto, ci catapulta nella superba conca del Lago d’Arpy (2062 metri).
In tardo autunno l’oro dei larici cinge lo specchio d’acqua, unico vero lago degno di nota in cui ritrovare una bellissima vista sul massiccio, ed in particolar modo sulle Grandes Jorasses ed il Dente del Gigante; in inverno la piana diviene una uniforme e candida distesa innevata, immersa nel più puro silenzio.
Da qui – sempre tenendo conto delle condizioni della neve, data l’esposizione ad est – si può rimontare con una piacevole salita il pendio largo, punteggiato da piccoli larici ed arbusti, toccando il Col de la Croix (2379 metri) e, con poche decine di metri su ampia cresta, la Pointe de la Croix (2460 metri): oltre alla slanciata e quasi turrita mole del Monte Bianco faranno bella mostra di se l’Aiguille des Glaciers, le Aiguilles de Trelatéte e tutto il massiccio fino alle poderose Grandes Jorasses, davvero vicini ed appena al di là delle dentellate giogaie della media Valle de La Thuile, il cui capoluogo si vede piccolo e allargato ad occupare il fondovalle.

Foto di Marco Gabbin

Un luogo intriso anche di storia: qui passavano le fortificazioni volute dal regime fascista, il “vallo alpino”, posizionate dove già erano ubicate casermette risalenti alle battaglie napoleoniche, in una successione di avamposti in quota lungo le Alpi Graie occidentali. Pochi metri sotto al Col de la Croix mura antiche e consunte sorreggono il Ricovero Tenente Brunet, vestigia della follia umana.
Altre casermette si trovano sull’ardita cresta nord del Mont Cormet, il ricovero Tenente Ticchioni e poco sotto la vetta il Ricovero Tenente Chabloz. La bellissima cima, toccando quota 3023 metri, offre anche un panorama meraviglioso sul Monte Bianco e sul regno di vette a 360°, dove le braccia del reame si spandono in queste vedute delle Alpi Graie.

Foto di Francesco Sisti

Quasi dirimpetto al vallone d’Arpy possiamo, toccando il bel borgo sparso di La Salle, inerpicarci sulla “collina” attraversando le magnifiche frazioni, e fermarci davanti alla deliziosa chiesetta di Challancin; dietro il pugno di case dai tetti in losa diparte un bel sentiero che conduce, attraverso il fitto bosco, alla dolce e panoramicissima Court de Bard (2262mt): una soave apertura al termine di un ampia cresta, dove lasciar fuggire lo sguardo a tutto il massiccio ed alle cime più belle delle Alpi Graie da un lato, e nella pastorale comba di Vertosan dall’altro.
In primavera l’ampia dorsale richiama molti appassionati di sci e pelli, che risalgono i pendii via via più ripidi, ma sempre accoglienti, fino alla semplice croce lignea di Punta Fetita (2623mt): da qui il Monte Bianco appare meno imponente, ma sempre evidente e regale, e diventa una presenza amichevole, che esorta nella salita.

Foto di Francesco Sisti

L’escursionista che cerca la solitudine e le cime più appartate da cui godere del Tetto d’Europa può ancora avventurarsi a ritroso, fin quasi ad uscire dalla Valdigne: sentieri antichi, vecchie vie di comunicazione, uniscono i bellissimi borghi di Avise, Runaz ed Arvier, là dove la via dell’Alpis Graia – il Colle del Piccolo San Bernardo – discendeva verso Aosta portando merci di contrabbando dalla Tarentaise.
Qui fortificazioni, case-forti e mulattiere silenziose scorrono sotto i nostri piedi, in una Valle d’Aosta per fini intenditori.
Altre bellissime salite possono portare i cacciatori di visioni sul Monte Bianco verso creste e cime affascinanti, quali Pointe de la Pierre ad Aymavilles, oppure le fugaci vedute susseguite nelle vallate del Gran San Bernardo, come sul Mont Saron, dove il sovrano di ghiaccio sorge dietro costole boscose e cime secondarie che, mute guardiane, creano quel macrocosmo di cime della Vallée.

Foto di Marco Monticone

Ma la Valdigne si può dire conclusa ad Arvier, magari risalendo il bellissimo borgo di Leverogne – piccolo pugno di case dalle mura spesse, di pietra – fino al pittoresco santuario di Rochefort: dietro un massiccio dosso terrazzato si può ancora vederlo, il nostro sovrano Monte Bianco, spingere il suo sguardo paterno alla sua vasta porzione di Valle d’Aosta.
Lo guardiamo consci che saremo noi a cercarlo da un po’ tutte le salite più panoramiche della regione più montuosa d’Italia; perché, anche se spesso lontano e quasi fugace, il “Bianco” vuole farsi trovare. E’ caposaldo tra le vette, baricentro decentrato di questo cosmo alpestre, ed il silenzio atavico, d’antan, che sprigionano i suoi sudditi ne amplifica l’essenza di cuore massiccio della Valle d’Aosta.

Foto di Francesco Sisti

Cerchiamo, ognuno di noi, il “proprio” Monte Bianco…prendete ispirazione dalle nostre fotografie sullo stock, e gettatevi a capofitto nelle vostre proprie avventure personali, a caccia delle vedute più belle sul Re delle Alpi e sulle montagne della Valle d’Aosta!