Oggi, 2 dicembre 2017, è arrivata la prima vera neve in Valle d’Aosta, anche in bassa quota e con largo anticipo rispetto al trend degli ultimi anni. Il candido manto è una coperta sotto cui la montagna diventa teatro dei nostri sogni, e palcoscenico dei nostri desideri: i suoni ovattati, i boschi immobili e silenziosi, le creste nobilitate dal rinnovato aspetto di bianco vestito.
Con gli sci ai piedi, o le racchette da neve…oppure semplicemente contemplando la bellezza delle vallate dai borghi, la montagna innevata si fa carico di tutte le emozioni particolari dell’inverno alpino.
Dietro ad un idilliaco paesaggio vi è l’affascinante e complesso ciclo dei fiocchi di neve, tutto da scoprire!
Fiocco dopo fiocco…ognuno diverso dall’altro: già, perchè ogni fiocco è unico, dalla nascita del nostro pianeta fino ad oggi ogni cristallo di neve è stato diverso, senza doppioni.
Per semplificare vengono catalogate 8 classi, stilate dall’organizzazione meteorologia mondiale; studi che derivano dalle prime osservazioni compiute da Giovanni Keplero, che aveva intuito come forma base nella formazione del cristallo di neve la pianta esagonale.
La neve, prima di imbiancare i pendii ed ammantare i boschi, si forma quando il vapore acqueo condensa attorno ad un granello di polvere, all’interno delle nubi più alte, dove il vapore si cristallizza.
In base ad innumerevoli fattori, che vanno dall’umidità dell’aria, alle temperature che il cristallo trova nella sua “caduta” verso terra, all’irradiazione solare presente mentre si forma la nuvola…
La sua “storia”, dalla nascita al percorso nella nuvola fino al suo arrivo a terra, può influenzare il tipo di manto nevoso, creando un terreno più o meno propenso all’attività valanghiva.
La neve “asciutta”, ovvero senza acqua al suo interno, può portare a due tipi di evoluzione dei cristalli:
una trasformazione “distruttiva”, dove il cristallo si modifica ora dopo ora, passando da essere a forma spigolosa in sagome più arrotondate, ben saldate tra loro da microscopici filamenti ghiacciati.
Oppure assisteremo ad una trasformazione “costruttiva”, dove si assiste ad una crescita di grani spigolosi a scarsa coesione; in questo caso i cristalli si evolvono in forme cave ed a calice, e quelli più grossi accrescono, mentre i più piccoli si dissolvono, comportando una minor resistenza dello strato di neve trasformato.
E’ una situazione tipica di inizio inverno, con ancora poca neve al suolo e gli arbusti appena al di sotto della superficie.
Se la differenza di calore tra il terreno, o il primo strato di neve, ed i nuovi fiocchi è poca o nulla allora avremo una trasformazione “distruttiva” che stabilizza la neve; in caso opposto si formerebbe una differenza di strato, causando piani di scivolamento per le valanghe.
La fauna risponde anch’essa all’arrivo della bianca veste invernale: trovare lungo le nostre escursioni diversi animali può diventare più facile, anche se dobbiamo sempre ricordarci che loro, lassù, ci devono vivere e sopratutto sopravvivere.
Restiamo a debita distanza e non disturbiamoli: se impauriti, stambecchi e camosci se la darebbero a gambe levate, consumando molta energia utile alla loro sopravvivenza nel freddo invernale.
Quando nevicherà pensiamo alla grande complessità dei fenomeni di Madre Natura, e andiamo a studiare il manto nevoso: cristalli e fiocchi di neve, come per magia, diventano l’abito più elegante della montagna.
Una veste importante, che può darci suggerimenti sulle nostre attività all’aria aperta.
La neve ci regala rinnovati spunti fotografici: vediamo cosa può regalarci, sbirciando tra le fotografie del nostro archivio!